Se i principi di Privacy by Design sono la filosofia, i concetti di data protection sono la pratica. Sono le fondamenta su cui costruiamo prodotti che non solo funzionano, ma che meritano la fiducia degli utenti. Parlare di protezione dei dati non significa navigare in un mare di burocrazia, ma applicare un set di pratiche ingegneristiche e di design basate sul rispetto.
Stiamo progettando per persone reali, con preoccupazioni reali. Quando un utente condivide i suoi dati, ci sta offrendo una forma di fiducia. Il nostro compito è onorarla. Questo capitolo analizza quattro pilastri operativi della protezione dei dati: minimizzazione, limitazione della finalità, conservazione e cancellazione, e accountability. Per ognuno, vedremo cosa significa in pratica, come si traduce in scelte di design e quali responsabilità comporta per il team.

Data Minimization: Raccogli Solo Ciò Che Serve
La minimizzazione dei dati è il principio più semplice da enunciare e, spesso, il più difficile da applicare. Significa resistere all'impulso di raccogliere dati "perché potrebbero servire in futuro". Ogni campo in più in un form non è un'opportunità, ma una responsabilità. Più dati raccogli, più grande è la superficie di attacco in caso di violazione e più complesso diventa gestirne il ciclo di vita.
La minimizzazione non è solo una buona pratica di sicurezza; è un eccellente principio di design. Riduce l'attrito per l'utente, semplifica le interfacce e accelera i processi, come un checkout o una registrazione.
- È indispensabile? Chiediti per ogni singolo dato: "La funzionalità principale può funzionare senza questa informazione?". Sii onesto.
- Possiamo posticipare la richiesta? Un'informazione può essere richiesta in un secondo momento, quando l'utente ha già stabilito un rapporto di fiducia con il prodotto? Se sì, posticipala.
- È un campo opzionale? Se un dato non è cruciale, rendilo facoltativo e spiega chiaramente perché un utente dovrebbe volerlo fornire.
- Qual è il rischio? Valuta il rischio associato a ogni dato. La raccolta di dati sanitari o di localizzazione precisa richiede un livello di cautela molto più alto rispetto a un nome utente.
Se sei un…
- CPO: Sfida il team a giustificare ogni richiesta di dati in base al valore che porta sia al business che all'utente, approvando una "data governance" che premi la parsimonia.
- Designer: Progetta interfacce che richiedano il minor carico cognitivo e informativo possibile. Usa l'onboarding progressivo per distribuire le richieste di dati nel tempo.
- UX Engineer: Implementa i form in modo che distinguano chiaramente tra campi obbligatori e opzionali e assicura che i dati non necessari non vengano inviati o salvati.
Esempi pratici di Data Minimization
<aside>
1️⃣
Checkout di un eCommerce
- Cosa succede di solito: ti chiedono nome, cognome, indirizzo, numero di telefono, email, data di nascita, codice fiscale (in certi casi), e magari pure la taglia delle mutande.
- Come minimizzare:
- Chiedi solo quello che serve per spedire il prodotto e informare l’utente sullo stato dell’ordine (ad esempio, nome e indirizzo di spedizione).
- Se il corriere non richiede obbligatoriamente il numero di telefono, non farlo inserire. Magari offri un campo “opzionale” per chi desidera ricevere notifiche via SMS, specificando che serve solo a quello.
- No alla data di nascita se l’utente non sta acquistando prodotti con limiti di età.
- Evita di fare domande “marketingose” extra, del tipo “come hai conosciuto il nostro store?” o “hai un animale domestico?”, se non sono strettamente funzionali a migliorare (davvero) l’esperienza.
Vantaggi: l’utente completa prima il checkout, si fida di più (vedendo che non chiedi info superflue) e, in caso di data breach, hai meno dati sensibili da proteggere.
</aside>
<aside>
2️⃣
App per vendere oggetti usati
- Cosa succede di solito: la piattaforma raccoglie localizzazione GPS, dati anagrafici completi, foto del documento d’identità, ecc. E magari l’utente voleva solo vendere una chitarra usata.
- Come minimizzare:
- Per pubblicare un annuncio, ti serve sapere chi vende e dove verrà effettuata la consegna, o se è ritiro a mano. Quindi nome utente e una zona indicativa possono bastare (ad esempio, “Milano Nord”).
- Non richiedere l’indirizzo di casa finché non c’è una trattativa conclusa.
- Non serve la foto della carta d’identità per tutti i venditori. Magari la richiedi solo in caso di transazioni di alto valore, e solo se hai un sistema sicuro per gestirla ed eliminarla dopo la verifica.
- Se hai una chat interna, spiega che i dati restano pseudo-anonimizzati finché l’utente non decide spontaneamente di condividerli.
Vantaggi: l’utente si sente libero di testare la piattaforma senza paura di dare troppi dati personali. Se poi deciderà di vendere l’auto d’epoca o il pianoforte a coda, potrà fornire informazioni più precise, ma sarà una sua scelta informata.
</aside>